Ci sono tre nuotatrici che si sarebbero meritate la medaglia d’oro. Di più: alle quali spettava di diritto. Shirley Babashoff, Enith Brigitha e Sharron Davies. Tutte e tre hanno vinto medaglie Olimpiche ma non l’oro che si meritavano. In conseguenza del sistematico utilizzo del doping da parte di nuotatrici e nuotatori della Germania dell’Est durante gli anni 70 e 80, a Babashoff, Brigitha e Davies è stata scippata la medaglia d’oro. Queste atlete non hanno avuto il posto che si meritavano nella storia del nuoto.
Adesso la Federazione Internazionale Nuoto (FINA), sotto la presidenza di Husain Al-Musallam, sta spingendo per riforme e massima trasparenza. Ha infatti dichiarato che verranno riesaminate le gare passate. Lo scopo? Verificare quanto abbia inciso il doping in ognuna di esse. Una vera e propria investigazione. Il possibile risultato sarà di ricompensare gli atleti, ingiustamente sconfitti, con una ri-assegnazione retroattiva delle medaglie.
Babashoff e Brigitha finirono al secondo posto in diverse gare delle Olimpiadi di Montreal del 1976. Proprio Babashoff ha chiesto sempre al Comitato Olimpico Internazionale e alla FINA di sanare questa ingiustizia. Si tratta di raddrizzare un torto a chi è stato ingiustamente sconfitto da nuotatori che hanno fatto uso di sostanze dopanti . Per quanto riguarda Davies, ad esempio, era stato un argento nei 400 Misti ai Giochi del 1980 a Mosca, durante i quali Petra Schneider della Germania dell’Est aveva “vinto” la medaglia d’oro e poi si era dimostrata dopata.
Precedentemente sembrava che FINA non si volesse occupare del problema. Invece adesso la Federazione internazionale Nuoto ha sentenziato che è disposta a riesaminare il passato per correggere i torti. Un bene per gli atleti che hanno subito ingiustizie in piscina. Un aspetto importante di tutto questo “riesame” è che l’assegnazione di medaglie retroattive richiederà comunque l’approvazione del CIO.
Se pure venissero assegnate medaglie retroattivamente, rimane improbabile che possano essere tolte quelle consegnate all’epoca agli atleti della Germania dell’Est. Da considerare anche che gli atleti erano pedine in un sistema politico che li istruiva ed obbligava a seguire le indicazioni dei loro allenatori e alti funzionari. Se questo possa giustificarli lo lascio a voi e alle vostre considerazioni, scriveteci nei commenti cosa ne pensate.
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