Proprio ieri rispondendo ai messaggi di alcuni nuotatori sul nostro profilo facebook, perso tra questioni tecniche di bracciata e di stile, sono incappato nel post di un’amica facebookiana che mi ha davvero emozionato. Credo sia uno degli “universali” pienamente condivisibile e comprensibile da noi “animali da vasca” e mi ha riportato alla mente proprio la lettura del suddetto libro. Le ho quindi chiesto se il pensiero fosse suo e Federica, carinissima e gentile, mi ha permesso di pubblicarlo anche qui:
Non c’è nulla da fare. Quell’odore di cloro, quella sensazione di libertà che sento quando entro in Piscina sarà Indelebile. Più cerco di allontanarmi, più mi avvicino. Solo Quando sono lì, mi sento libera di essere veramente me stessa. Uno sport Maledettamente bello e faticoso, una Droga, una Dipendenza.
E mi piacerebbe in futuro, su questo blog, dedicare un poco di spazio anche a queste emozioni, a quella “stanchezza vivace” che ti prende dopo l’allenamento e che ti migliora la giornata! Certo è una conseguenza del gesto fisico, ma è un piacere tutto mentale il saperla assaporare. Ed è, per me, una meravigliosa sensazione leggere di imprese, passioni e fatiche dei nuotatori che nel corso della storia hanno fatto, chi meglio chi peggio, quel che facciamo adesso anche noi: Nihil novi sub sole
verrebbe da esclamare!Vi lascio per adesso con queste due citazioni tratte proprio dal libro di cui vi parlavo all’inizio. La prima è relativa alla natura stessa del nuotatore:
“Benchè fossi molto giovane, cominciai a farmi una vaga concezione del nuotatore come di qualcuno piuttosto distaccato, lontano dalla vita di tutti i giorni, dedito a un tipo di esercizio in cui quasi tutto il corpo resta immerso e assorbito in se stesso. Mi sembrava che fosse adatto agli introversi e agli eccentrici, agli individualisti racchiusi in un mondo mentale tutto loro.”
L’altra è relativa a Murray Rose (Olimpionico ai Giochi di Melbourne nel 1956):
“Per Rose il nuoto era un’intensa esperienza sensoriale, una successione ritmica di suoni mentre le mani tagliavano l’acqua che gli passava sotto il corpo, formando un’onda a lato del viso. Il ritmo riduce lo sforzo. Prima delle gare era solito ascoltare un particolare tipo di musica che si avvicinava molto al ritmo della sua bracciata: In the Mood di Glenn Miller coincideva perfettamente.”
Un grazie davvero a Federica per aver innescato in me la scintilla che ha portato alla (quarta!) rilettura del libro. E grazie a chiunque voglia condividere, nei commenti all’articolo, le proprie emozioni da “Amante dell’Acqua”.
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Bellissimo!!!
nuotare per noi atleti ed ex atleti resta dentro, è pura sensazione, nuotare è meraviglioso.