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La storia del nuoto – il XIX secolo (1800)

La storia del nuoto – il XIX secolo (1800)

Convinto dell’idea che il nuoto, e lo sport in generale, sia anche cultura (e del resto quale nuotatore non ha mai provato la sensazione di sentirsi anch’egli in Arcadia?) ho deciso di pubblicare dei post sulla storia del nuoto: spero che resterete piacevolmente stupiti da come gli eventi legati alla vasca sovente ne tracimano per oltrepassare i confini della leggenda!

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Il XIX secolo, preferivano la Rana

Nell’800 gli inglesi erano considerati i migliori nuotatori del mondo. Dopo l’epoca elisabettiana (1558-1625; in cui il modello di stile erano i movimenti del cane che nuotava) furono i movimenti della rana ad essere presi come esempio di nuotata perfetta. Il culto per lo stile a rana era considerato anche esteticamente più valido. Infatti durò fino alla fine del secolo.

Un articolo del Times (1844) parlando di una gara tra due pellirosse e un nuotatore inglese lo commentava così: “i pellirosse sferzavano l’acqua con violenza, le braccia simili alle pale di un mulino a vento” mentre l’inglese nuotava a rana “con la testa elegante e bilanciata in modo superbo. Come si possono adottare altri stili? Sono sicuro che anche i greci lo usassero”.

Si tenevano rane in tinozze a fianco delle piscine come modello. Tutti ammiravano il movimento a elica delle loro gambe sotto il ginocchio. Osservando i movimenti di una di queste rane, un allenatore del tempo consigliava di prestare attenzione. “Per prima cosa al modo in cui scalcia, e poi come appoggia il petto sull’acqua”.

La copertina del Boy’s Own Paper

Ancora nel 1879 il Boys Own Paper raccomandava agli apprendisti nuotatori di mettere sul pavimento un catino d’acqua con dentro una rana e di coricarsi con la pancia su uno sgabello per imitarne il movimento. Una scena che fa venire in mente gli istruttori a bordo vasca quando distesi con la pancia sul blocco di partenza illustrano ai piccoli allievi la corretta esecuzione della gambata a rana.

Nuotare nudi

Tutti nuotavano nudi finchè in età vittoriana (dal 1830) la popolarità dei bagni non aumentò vertiginosamente. Già verso la metà del secolo (1850) gli uomini potevano fare il bagno nudi solo in certe parti della spiaggia e ad ore determinate. Ci furono però forti resistenze all’imposizione di una qualsiasi forma di indumento da bagno! Per gli uomini venne istituito l’uso di mutandoni fino alle ginocchia. Mentre le donne furono ingabbiate in completi che arrivavano alle caviglie, con tanto di cintura, pantaloni a sbuffo e gonnellina.

Questi costumi, prima che cominciasse a venir usata la lana (dopo il 1918), erano in tessuto di cotone. Il quale, una volta bagnato, tendeva a diventare trasparente e ad aderire al corpo rivelando più di quanto non nascondesse. C’era chi faceva chilometri per osservare le donne al bagno e frotte di uomini che gironzolavano intorno alle cabine mobili in spiaggia. Come al solito un divieto del genere non fece altro che attizzare il pruriginoso fuoco della morbosità erotica. Non risolse nulla ma anzi accentuò l’attenzione morbosa per quello che si sarebbe voluto nascondere.

I fastidi dei primi costumi da bagno

Nel 1860 quando i bagni di Pimlico stabilirono che bisognava munirsi di mutandoni di “modello molto ampio” la cosa provocò notevole malcontanto e disagio. Un certo Kilvert, un curato dello Wiltshire, scrisse: “Se le signorine non vogliono vedere gli uomini nudi perchè non se ne tengono lontane?”.

Il curato Kilvert

E scrisse anche un divertente anedoto su come il costume da bagno gli procurava fastidi. “Un’ondata mi spogliò dei mutandoni e me li arrotolò intorno alle caviglie. Mentre ero così impastoiato, il mare grosso mi afferrò e mi scagliò lontano e, ritirandosi improvvisamente, mi lasciò nudo su dei ciottoli aguzzi. Dai quali mi rialzai sanguinante. dopodichè mi tolsi quel disgraziato e pericoloso straccio. Naturalmente mentre uscivo dall’acqua c’erano delle signore a guardarmi”. Le città costiere divennero sempre più frequntate nel corso del secolo XIX. In alcune descrizioni riguardanti ragazze e vitelloni dell’epoca si ha l’impressione di essere catapultati nella versilia degli anni ’60 del novecento.

L’entusiasmo per il nuoto

Addirittura nelle canzonette dell’epoca si sentiva l’entusiasmo per il nuoto e la vita balneare. Famosi nuotatori del tempo si sfidavano in gare di nuoto ospitati in vasche erette presso palazzi pubblici (l’idea di gareggiare nel nuoto la troviamo come una presenza significativa solo a partire da questo secolo dopo il “nulla” medioevale).

Una diffusione del genere, un tale entusiasmo per queste attività acquatiche lo ritroveremo solo nelle canzoni dei Beach Boys negli anni sessanta. In Parte questo successo era dovuto allo spirito romantico del tempo che spingeva ad avvicinarsi all’acqua in modo molto sentimentale ed emotivo come ad un elemento ancora misterioso e incognito.

La prima società di nuoto

La prima società di nuoto nacque in Inghilterra nel 1828 fondata da un gruppo di studenti di Eaton che ovviamnete si ispirarono all’esempio della classicità: in realtà alla classicità vista con gli occhi romantici del 1800. Infatti, come abbiamo detto più sopra, per i greci il nuoto più che uno sport era un qualcosa di legato alla sacralità religiosa. Coloro che non sapevano nuotare (i non-nantes) venivano iniziati al fiume portandoli in barca e scaraventandoli poi in acqua. Solo a volte sotto la supervisione di “istruttori”. Istruttori che magari non sapevano neanche nuotare e limitavano il loro insegnamento all’indicazione di agitare vorticosamente le braccia e le gambe.

Pare che proprio a causa dei frequenti annegamenti dovuti a questo sistema fu proprio a Eaton che si organizzarono i primi veri e propri corsi di nuoto, molto prima che nel resto dell’inghilterra. La pubblicazione di un libro da parte del sergente Leahy “l’arte del nuoto nello stile di Eaton” ne sancì il passaggio a esercizio organizzato.

Lo stile di Eaton era caratterizzato da una bracciata particolarmente lenta: “le mani sono inutili per sospingere il corpo. Tale compito spetta esclusivamente ai piedi”. Leahy riteneva che questo stile fosse il migliore del mondo e sosteneva che “solo a Eaton”, guardacaso dove insegnava nuoto lui, “il nuoto è diventato una scienza”.

C’era anche il tuffo alla Eaton: “il nuotatore deve entrare nell’acqua il più dolcemente possibile, come una lontra che abbandoni la tana, e tornare in superficie con la testa non appena i piedi sono scomparsi”. In inghilterra si continuò a nuotare solo a rana fino al 1873.

E nasce lo Stile Libero, o Crawl

Nel 1873 John Arthur Trudgen introdusse il crawl in Inghilterra. Trudgen imparò questo stile dai nativi americani durante un suo viaggio in Sud America (la data esatta comunque non è certa e potrebbe essere più onestamente collocata tra il 1870 e il 1890).

un’illustrazione del primo Stile Libero, o Trudgeon

Questo stile fu appunto chiamato Trudgen o Trudgeon. Le braccia erano portate alternativamente avanti e il corpo ruotava da una parte all’altra. Il colpo di gambe era una sforbiciata a rana con un colpo di gambe ogni due bracciate.

L’efficacia del nuovo stile fu dimostrata da F. V. C. Lane nel 1901. Egli nuotò 100 metri in 1:00.0, con un miglioramento di circa 10 secondi rispetto il record a rana. Questo stile è la prima versione europea del crawl nuotato oggi. A causa della sua velocità il Trudgeon divenne ben presto popolare in tutto il mondo nonostante gli inglesi considerassero molto poco da gentiluomini fare tutti quegli schizzi!!!

C’è da dire che nel corso del secolo lo stile a rana viene adottato anche dai tedeschi. Faceva parte, infatti, dell’addestramento militare e secondo i manuali d’addestramento dell’esercito era lo stile che “faceva l’uso migliore della potenza delle gambe tedesche”. Il nuoto penetrò a fondo nella cultura dei tedeschi che instaurarono con questo sport un rapporto profondo. Bisogna osservare che origine tedesca ebbero alcuni dei più grandi nuotatori di tutti i tempi come Weissmuller, Ederle, Bauer, Laufer, Keiffer, Meyer, Schollander, Spitz e Gross.

Dal XX secolo possiamo cominciare a parlare di storia del nuoto come storia delle olimpiadi che lo ospitarono come disciplina.

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