Su cosa ti concentri quando tutto (il tuo stile) ti crolla intorno?

L’allenamento ha un costo in termini di tecnica. Nonostante possa sembrare un’affermazione lapidaria è una cosa che si rivela reale durante la maggior parte di allenamenti delle categorie esordienti.

Durante la pratica, molto spesso, la tecnica viene sacrificata in nome della sopravvivenza e l’istinto umano a cercare continuamente di prendere aria riesce a sopraffare il bisogno dell’atleta di spostarsi in avanti più velocemente. Ci sono, pero’, un paio di aspetti tecnici di ogni stile sui quali puoi concentrarti quando braccia e gambe sembrano volerti abbandonare!

Ricorda sempre: portare a compimento una bracciata corretta è sempre più efficace che riuscire ad eseguire qualche bracciata in più ma fatta male.

Farfalla – La scalata!

In allenamento, alla fine dei primi 100 di una serie da 400 Misti  è tipico vedere molti nuotatori cercare di “arrampicarsi” sopra la superficie dell’acqua… andando su e giù con la testa e, a volte, con le mani, trovandosi spesso troppo in alto. Il corpo è in una posizione che tende al verticale e la spinta in avanti sembra scomparire. Se non avete mai visto una cosa del genere dovete esser davvero fortunati!

  • Su cosa ti concentri quando tutto ti crolla intorno?
    Scatta le anche. Nonostante sia una cosa che potrebbe sembrare innaturale, il modo migliore per respirare è spingere il petto bene giù nell’acqua. Il petto, ancora pieno d’aria e e grazie anche alla posizione delle mani, vicine alla superficie,  ti spingerà di nuovo verso l’alto. La combinazione di spingere il petto un poco più in profondità causerà alle anche di salire verso l’alto a rompere appena la superficie dell’acqua; di conseguenza l’azione naturale di discesa delle anche (e il risalire del torace) ti permetterà di continuare a muoverti in avanti… E RESPIRARE più facilmente.

Dai un'occhiata a Misty Hyman per farti un'idea

Dorso – Mani galleggianti

Niente dice “ho finito la benzina” a Dorso più di una rotazione delle braccia lenta e fiacca. Le braccia ce la fanno appena ad arrivare nel punto più alto per poi cadere in acqua. La rotazione se n’è andata e si nota un esitazione alla fine della fase di spinta come se il nuotatore cercasse un altro piccolo spazio in cui riposarsi.  Gli allenatori osservano sgomenti le mani entrare in acqua senza nessuna energia, come foglie che cadono sull’acqua immobile di una pozza. Solo lievi increspature indicano che c’è stato un qualche tipo di impatto..

  • Su cosa ti concentri quando tutto ti crolla intorno?
    Porta la mano fuori dall’acqua! Impedendo alla mano di indugiare sul fianco farai in modo che il braccio inizi immediatamente la fase di recupero. Questo aiuta l’altra mano ad iniziare bene la presa e le fornisce più velocità durante il movimento verso l’alto favorendo anche il “taglio” dell’acqua all’ingresso. Non vogliamo un ingresso della mano che sollevi un’enormità di spruzzi, ma nemmeno uno COSÌ LENTO che non porti con se alcuna spinta in avanti in acqua. L’uscita veloce della mano aiuterà anche il corpo a ruotare più velocemente.
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Guarda come Aaron Peirsol recupera ed entra con la mano

Rana  – Lo sbadiglio

I ranisti stanchi spesso somigliano ai delfinisti stanchi. Il corpo in una posizione “da arrampicata” ma siccome le braccia possono essere mantenute sotto la superficie allora l’unica cosa che vede l’allenatore è la testa… spuntare con quello sguardo triste che traspare dagli occhialini e la bocca spalancata in quello che sembra uno sbadiglio, o meglio una riproduzione de “l’urlo” di Edvard Munch!! I nuotatori spendono più tempo nel tentativo di tornare a questa posizione di recupero piuttosto che in quello di cercare propulsione in avanti.

  • Su cosa ti concentri quando tutto ti crolla intorno?
    RIMANI SOTTO
    ! La posizione PIÙ importante nella Rana è quella di streamline (scivolamento). L’intero corpo è allungato appena sotto la superficie. Quando il nuotatore si stanca si concentra di più sull’arrivare a prendere aria (il che lo rallenta) piuttosto che sul mettersi in una posizione che favorisca il movimento in avanti con minore sforzo possibile. Se stai finendo l’aria prova ad allungarti bene in scivolamento sott’acqua e concentrati su una LENTA ESPIRAZIONE che ti prepari a rimpiazzare l’aria “stantia” con quella fresca. Può sembrare innaturale ma una respirazione più lenta con un espirazione più lunga può rendere più facile tenere insieme le cose piuttosto che aumentare il numero di bracciate e iperventilare.

Guarda Brendan Hansen e la tempistica della sua streamline

Stile Libero – il crollo

Ed eccoci qui… ce l’abbiamo fatta ad arrivare agli ultimi 100m di quei 400 Misti e le cose stanno andando a rotoli. Le braccia sbracciano ovunque, non c’è più l’allungo in avanti, anche quelli che ci provano ancora stanno solo lanciando in avanti le braccia sperando di acchiappare un pò d’acqua. La respirazione è sporadica, o magari è ogni bracciata (chi può dirlo) e tutta la vasca sembra improvvisamente invasa da un gruppo turistico di lillipuziani.

  • Su cosa ti concentri quando tutto ti crolla intorno?
    ALLUNGATI
    ! Niente conferma la buona volontà di provarci davvero quanto vedere un nuotatore raggiungere la PIENA estensione a ogni bracciata. Quando si è stanchi, e si ha sempre un braccio che produce propulsione, allora si dovrebbe pensare di rimanere più tempo possibile nella posizione che permette di scivolare in acqua più facilmente e più a lungo. L’allungo in avanti ti aiuta a “tagliare l’acqua” in maniera più efficace e dispone anche il braccio più stanco nella posizione giusta per la trazione migliore possibile, indipendentemente da quanta benzina ti sia rimasta in corpo! Quando la potenza se ne sta andando… pensa a scivolare!

Guarda Roland Schoeman e la sua estensione frontale e all'indietro

 

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