Quando apporti dei cambiamenti al tuo stile, quello che PENSI di fare non è sempre quello che STAI effettivamente facendo.

Questo è un fenomeno col quale allenatori e istruttori di nuoto hanno a che fare tutti i giorni.  Quando un nuotatore cerca di cambiare un “gesto”, un movimento, che sia l’entrata della mano in acqua, il percorso durante la trazione, la posizione della testa, gli sembra sempre di essere alle prese con un cambiamento ENORME. Quando però l’allenatore lo guarda (o quando entrambi guardano un video in cui è filmata la nuotata) quel che si vede sono cambiamenti a volte impercettibili.

Come è possibile che le sensazioni siano così diverse e il risultato pratico della nuotata sia così simile alla precedente? Una ragione è che chi guarda (o videoriprende) vede solo l’immagine esterna del corpo dell’atleta. Ma all’interno, sotto la pelle, ci sono un sacco di muscoli e ossa che lavorano in modi che sono invisibili dall’esterno.

La pelle è la nostra connesssione sensoriale all’acqua, attraverso la pelle sappiamo quale parte del braccio stiamo utilizzando per fare la miglior presa su di essa. La pelle ci dà il feedback di cui abbiamo bisogno per sapere se ci stiamo muovendo in maniera produttiva o se stiamo solo agitando le braccia in movimenti senza senso. La cosa “brutta” della pelle nel nuoto è che essa è stimolata in maniera totale e costante dall’acqua. Proprio per questo quando effettuiamo un piccolo cambiamento a una parte del corpo a volte sperimentiamo, o diventiamo consapevoli di, così tanti altri piccoli cambiamenti che derivano dal principale e contribuiscono a ingigantire le percezioni. Quindi poi l’atleta si aspetta una certa corrispondenza visiva a tutte le sensazioni che ha provato in acqua. Non vederle o vederne di minime può essere frustrante.

E’ qui che il nuotatore deve avere fiducia in sé stesso. Immaginare tutti i sottili cambiamenti che sta apportando alla posizione e ai pattern di movimento di ossa e muscoli e alle sensazioni che ne riceve e come queste minime variazioni si ripercuotono sulle sensazioni

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. Il modo migliore di percepire cosa sta davvero accadendo è di concentrarsi su sè stessi, non dipendere da feedback esterni come lo sguardo, che di solito sono un bene e ci aiutano, ma capire cosa si può ricavare da una maggiore concentrazione propriocettiva sui movimenti. Chiudete gli occhi. Cercate di non pensare al quadro d’insieme ma concentratevi su una singola parte del corpo, le braccia, le mani, o i piedi.

Stai applicando la pressione sull’acqua in maniera corretta? Stai spingendo l’acqua lateralmente o all’indietro in maniera “produttiva” ai fini della propulsione? Quanto del tuo braccio utilizzi nella trazione e quanto velocemente è pronto a tirare? Il tuo allungo in avanti è sufficiente? E cosa succede, che sensazioni ricevi dalle tue articolazioni quando l’allungo è eseguito correttamente?

Concentra l’attenzione su una cosa alla volta pensando a quel che succede “sottopelle“!  Devi anche ricordare una cosa importante: ogni atleta porta con sé, in vasca, il suo particolare modo di nuotare. Per questo devi stare attento a non modellare la tua bracciata su quella di qualcun altro! Mentre è importante farsi una cultura VISIVA dei vari modi possibili di eseguire uno stile, è anche essenziale non copiare i movimenti degli altri ma svilupparne di propri! Quello che succede sotto la tua pelle è diverso da quello che succede sottopelle ad altri.

Quello che è più importante cercare di acquisire NON è la bellezza estetica (e nella maratona ce lo ha insegnato Emil Zatopek) ma un “fluire interno”. Incomincia a concentrarti su particolari specifici e poi uniscili tutti in una visione, o meglio, sensazione d’insieme, unendo e facendo seguire in maniera fluida e naturale un movimento all’altro.

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