La situazione delle piscine chiuse è da un po’ che è diventata totalmente surreale. Sembra di vivere in un romanzo distopico. L’ultima dichiarazione (che speriamo non resti inascoltata come tutte le altre finora) è di Guido Rasi, ex direttore dell’Agenzia europea del farmaco.
Secondo l’ex direttore in piscina c’è una ottima circolazione d’aria. “Meglio degli autobus romani” – aggiunge ironicamente. Il tutto nasce dall’assurda decisione di riaprire le piscine a partire dal primo di Luglio. Una decisione folle che non condivide nessuno, tantomento il presidente di federnuoto Barelli che ci ha già detto come la pensa in merito.
Guido Rasi si esprime con cognizione di causa. È infatti stato Campione Italiano dei 200 rana nel 1971 “con un tempo con cui oggi molte bambine mi umilierebbero” aggiunge con un sorriso.
Secondo Rasi la decisione del governo è sorprendente. Sostiene infatti che le piscine sono luoghi gestibili sul piano della sicurezza essendo anche ambienti molto ampi e grandi. Ed è d’accordo con noi sul fatto (non opinione: è un fatto) che ci sono studi che dimostrano che il virus sopravvive poco o nulla con il cloro.
Si chiede perché si sia scelto questo approccio. Rasi pensa che non ci sia un’attenzione sufficientemente specifica sulle piscine. E pensa anche che le autorità locali dovrebbero sottoporre ai controlli necessari gli impianti MA farli riaprire. Controlli che non necessiterebbero questo grande impiego di risorse visto che in un singolo comune non sono tantissimi. In tutta Italia si parla di 3000 piscine. Questi sono i numeri.
Un altro errore è accomunare diversi impianti come se fossero una cosa sola. Alcuni potrebbero riaprire in perfetta sicurezza e bisognerebbe individuarli subito e riaprirli. È come, dice Rasi, se si accomunassero le piscine alle discoteche “luoghi che non hanno alcuna affinità. E poi l’attività sportiva ha degli effetti importanti sul piano della salute pubblica, è una valvola importante”.
Alla domanda se ritiene che le piscine al chiuso potrebbero riaprire con le palestre già lunedì 24 maggio ecco la risposta: “Io ne sono convinto. La decisione presa è superficiale“.
Anche l’argomento spogliatoi sembra pretestuoso. Nel protocollo, infatti, c’è il divieto per le docce mentre è consentita l’apertura degli spogliatoi con determinate condizioni. Secondo Rasi è una cosa insensata. Le docce andrebbero gestite come gli spogliatoi: “se ci sono 20 docce ne userai magari una su quattro. È possibile”.
Fonte: Articolo di Valerio Piccioni tratto da www.gazzetta.it
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