Riportiamo alcune riflessioni, a nostro avviso molto interessanti, dell’allenatore Bob Gillett a proposito della battuta di gambe in immersione e del suo utilizzo in gara.
Una filosofia alla base dei miei allenamenti
Ogni allenatore dovrebbe studiare, sistematizzare, utilizzare e poi dedicarsi a tecniche specifiche. Ci sono un sacco di possibili variazioni a molte delle abilità sviluppate o sviluppabili dal nuotatore. Comunque tu in quanto allenatore hai la necessità di abbracciare con forte costanza il modello concettuale che ritieni il migliore per la specifica abilità che desideri far apprendere ai tuoi nuotatori. Se non hai sufficiente convinzione procurerai ai tuoi atleti un atteggiamento di incertezza in merito a quanto debbano pensare (quale importanza dare) ad una specifica abilità o sul come applicare quel percorso motorio e quella capacità. Questo è uno svantaggio tremendo per il tuo atleta e può portarlo a una grande frustrazione. Troppe volte ho sentito nuotatori dire “Non ho capito cosa devo fare o perché sto facendo questa cosa in questo modo”. Dedicatevi a un modello concettuale e SVILUPPATELO DURANTE L’ALLENAMENTO.
Quando vi dedicate a un modello concettuale significa che gli dedicherete tutta la vita? Spesso quel che credevamo essere vero ed estremamente efficace in passato è invece diverso da quello che crediamo ed applichiamo ad oggi con i nostri nuotatori. Quindi va benissimo cambiare, modificare e mettere in dubbio! E’ possibile addirittura avere, per diversi nuotatori, diversi modelli concettuali per lo sviluppo di una stessa abilità. O, se avete lo stesso nuotatore che riesce a metterli in pratica, diversi modelli concettuali per lo sviluppo di una stessa abilità da usare in situazioni diverse. Dovete soltanto tenere a mente che è importante adottare un modello concettuale molto specifico al fine dello sviluppò di determinate abilità. Quello che va bene adesso ma sarà sbagliato in futuro è sempre meglio che essere vaghi ed evitare di abbracciare una tecnica specifica di allenamento.
Un’altra importante componente filosofica è la passione per il cambiamento. Non “cambiare” per il semplice gusto di cambiare, ma la continua ricerca di ciò che è meglio. Uno degli atteggiamenti peggiori per un allenatore è quello di compiacenza per il proprio lavoro, che può portare alla ripetizione delle stesse cose giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, ed anche anno dopo anno.
Alcuni allenatori, così come alcuni nuotatori, temono il cambiamento, quando invece dovrebbero accoglierlo a braccia aperte! Se rimani lo stesso anche la tua prestazione rimarrà pressappoco la stessa. Questo è il motivo per cui molti nuotatori migliorano davvero molto poco dopo che la loro altezza e il loro rapporto peso/forza ha raggiunto lo sviluppo massimo. Continuano a nuotare con gli stessi schemi di ritmo (secondi per ciclo di bracciata) e distanza per ciclo (conteggio dei cicli), e come risultato ottengono gli stessi tempi in vasca
La battuta di gambe in immersione – una breve storia
Molti di noi si sono chiesti perché questa innovazione non sia stata applicata subito anche allo stile Farfalla. Può darsi che il pensiero diffuso della velocità di quello stile rispetto alla velocità del dorso abbia alimentato la credenza che l’applicazione di una tale tecnica in immersione non avrebbe avuto successo. Qualunque fosse la ragione la norma a Farfalla rimase, dopo il tuffo o la virata, quella di un paio di colpi di gambe in immersione prima della riemersione.
Fu quasi per caso che demmo nuovo inizio a questa “nuova” tecnica mentre lavoravo con una delle mie giovani delfiniste, Misty Hyman, nel marzo del 1994. Misty era rimasta, durante tutta la sua crescita agonistica, decisamente scarsa sulla velocità delle partenze. Era finalmente riuscita ad arrivare a livello delle nazionali di nuoto Juniores rientrando nei tempi per un pelo, nei 100 e 200 Farfalla. Poco prima dei Nazionali Juniores SC del 1994 (Long Beach, California) avevo programmato con lei una sessione di allenamento con
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