La scienza dell’accoppiamento nel nuoto – di Gary Hall Sr.

Ok, ora che abbiamo attirato la tua attenzione con questo doppio senso ti posso dire che parleremo di “accoppiamento” nel senso di interazione tra due sistemi. Certo è meno interessante del sesso ma se nuoti potrebbe comunque tornarti utile! Ecco alcune osservazioni dell’allenatore Gary Hall Sr:

Recentemente un fisico qui in Florida mi ha informato che in alcune delle mie formulazioni teoriche sul nuoto, secondo lui, non avrei tenuto conto di principi fisici specifici. In uno dei miei post sui diversi sistemi energetici del corpo coinvolti nella dinamica del nuoto, ad esempio, egli afferma che le uniche forze in grado di muovere il nuotatore in avanti sarebbero quelle esterne. Ossia, nel caso di un nuotatore, il piede e la mano che spingono sull’acqua, il blocco di partenza o il muro della vasca.

Altri sistemi energetici, come le braccia che muovono attraverso la fase di recupero, potrebbero contribuire alla trasformazione di energia in spinta all’impatto sull’acqua ma non possono, da soli, far muovere il corpo attraverso l’acqua. E fin qui ha ragione!

Il paradosso è che non dobbiamo vedere questi sistemi come isolati l’uno dall’altro. Il recupero, il rollìo o il movimento della testa sono tutti connessi al corpo e quindi le azioni degli uni e degli altri si influenzano. Questo viene chiamato “accoppiamento”. Alcuni allenatori si riferiscono a questo fenomeno chiamandolo “connessione”.

Un ottimo esempio di accompiamento sono le partenze dal blocco durante le staffette. Qualsiasi nuotatore sa che quando è il momento di mettere il piede avanti per partire dondolando le braccia in un cerchio all’indietro al momento giusto, così che l’ultima parte dell’arco percorso dalle braccia sia simultanea al distaccarsi dei piedi dal blocco, il risultato è che il tuffo riesce molto meglio, con più potenza, spinta e distanza percorsa. Eppure se l’atleta dovesse solo dondolare le braccia senza spingere coi piedi sul blocco, non guadagnerebbe alcuna spinta. non si muoverebbe da lì.

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La stessa cosa è valida per il braccio in recupero dello Stile Libero. Il movimento del braccio fuori dall’acqua di per sé non contribuisce alla propulsione. Però, quando è accoppiato con le forze generate da mani e piedi diventa importante e la sua risultante è una trazione più potente e una maggiore distanza per bracciata. Lo stesso è vero quando la trazione a stile è accoppiata con la contro-rotazione del corpo oppure a Delfino quando l’entrata della mano dopo il recupero a braccia tese coincide precisamente con il secondo colpo di gambe verso il basso.

Dire da dove viene esattamente la potenza aggiuntiva in questo complesso di movimenti accoppiati non è semplice. Il giocatore di golf che accoppia la rotazione del braccio con  la corretta rotazione del corpo ha un drive più lungo rispetto ai giocatori che non riescono a farlo. Lo stesso vale per un battitore nel baseball. Che questa potenza addizionale nel nuoto venga da un accelerazione aumentata dal movimento all’indietro delle braccia, da un cambio nella dinamica dei flussi alla fine della trazione che aumenta la forza della mano, dalla creazione di un energia anngolare del corpo che in qualche modo serve come contro-spinta sulla quale applicare la forza della trazione, o tutte queste cose insieme, alla fine non ha importanza. Dal momento che ci siamo accorti che funziona.

La sfida è che cercare di accoppiare tutti questi sistemi energetici richiede un sacco di lavoro. è molto più semplice non utilizzarli e nuotare più lentamente. Alla fine, però, se vuoi vincere, ignorare questi principi non è una grande idea. Dopotutto nessuno ha mai detto che nuotare veloce sia facile 🙂

Vostro, in vasca

Gary Sr.

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