Al Race Club cerchiamo sempre di insistere molto sul cercare di nuotare in modo più “intelligente”. Non che ci sia un modo facile di andare più veloci, ma il singolo nuotatore può migliorare tantissimo i propri tempi lavorando su particolari tecnici in cui non eccelle, pensando al modo corretto di nuotare e non a quello più comodo per sé. Quando si parla di Rana e Delfino oltre a usare il cervello per concentrarsi sull’esecuzione corretta di bracciata e gambe, si può usare la testa anche in un altro modo.
La testa di un adulto pesa circa 4,5 kg ed ha un coefficiente di galleggiamento negativo. Comunque da quando alziamo la testa fuori dall’acqua completamente, con la respirazione frontale, a quando la immergiamo il suo peso cambia da 4,5 a circa mezzo chilo. Come decidete di usare questo peso può fare la differenza nella vostra velocità in vasca.
Molti ranisti e delfinisti tendono ad abbassare la testa con delicatezza dopo aver preso aria, come a cercare, per istinto, di proteggerla. Così facendo le impediscono di abbassarsi a sufficienza (ossia col mento sul petto o molto vicino a esso) e, di conseguenza, la testa rimane in una posizione di grande attrito frontale per un periodo maggiore durante il ciclo di bracciata.
Al tuffo di partenza, quando le dita toccano l’acqua e la velocità del corpo è di circa 24 km/h (circa tre volte più veloce del record del mondo sui 50 stile) quasi tutti i nuotatori hanno il mento ben attaccato al petto. L’attrito frontale aumenta esponenzialmente con la velocità, quindi tenere la testa in quella posizione di streamline lo riduce al minimo in un momento cruciale come quello dell’ingresso in acqua. I principi della fisica non cambiano quando abbassi la testa dopo la respirazione, anche se la velocità è minore rispetto a quella del tuffo. Tenere il mento ben vicino al petto è sempre la miglior posizione per ridurre l’attrito.
Alcuni dei più veloci ranisti e delfinisti dopo aver preso aria non appoggiano dolcemente la testa in acqua, ma la ficcano velocemente nella migliore posizione di scivolamento. Così facendo portano la testa il prima possibile nella posizione ottimale e quindi la tengono lì più a lungo rispetto a chi ce la infila al rallentatore. In più, il momento o forza angolare richiesta per muovere la testa velocemente all’ingiù crea un ampio momento angolare sincronizzato con lo slancio di braccia e mani in fase di recupero fuori dall’acqua – o risalenti sopra la superficie nel caso della rana. la combinazione di questi movimenti risulta risulta in un maggiore movimento del corpo in avanti lungo l’asse di movimento. Con ogni bracciata!
Quindi ricordati: dopo aver preso aria non appoggiare dolcemente la testa in acqua, ficcala velocemente nella migliore posizione di scivolamento e utilizza l’inerzia aggiuntiva per arrivare prima degli altri in fondo alla vasca!
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