Come al solito traduco un articolo di un allenatore che ho trovato a tratti interessante 😉
“Attenzione: Leggi tutto l’articolo e guardati i video prima di provare ad eseguire in vasca questi esercizi.
I migliori nuotatori non si affannano e non arrancano in acqua. Scivolano, tra una bracciata e l’altra. Hanno bisogno solo di poche bracciate per arrivare alla fine della vasca e sembra che non facciano alcuno sforzo. Vi siete mai chiesti il perché? Gran parte del segreto sta nella loro eccezionale capacità di galleggiamento.
Sei un galleggiante o un piombo?
Basandosi ognuno sulla propria esperienza con gambe e fianchi, sempre attratti verso il fondo, moltissimi nuotatori e praticamente tutti i triatleti, mi dicono che si sentono piombo. Ciononostante quando chiedo loro di sedere immobili sul fondo della vasca con i polmoni mezzi pieni d’aria, non ci riesce quasi nessuno. Per stare sul fondo molti devono espellere tutta l’aria che hanno nei polmoni ed in molti casi è necessario continuare a spingere remando con le mani per rimanere giù. Se ti succede questo non sei affatto un piombo, ma piuttosto un galleggiante che ha capacità di galleggiamento SCARSE.
I nuotatori con abilità di galleggiamento meno che eccellenti di solito ricadono in uno di questi tre gruppi:
In ognuno di questi 3 casi una capacità di galleggiamento scarsa richiede un enorme quantità di energia che viene rediretta dalla corretta funzione propulsiva a una funzione di supporto/correzione di un difetto.
Una nuotata totalmente efficace richiede che il sistema neuromuscolare abbia completamente assimilato la relazione tra gravità e galleggiamento in quella stretta striscia in cui l’acqua incontra l’aria e nella quale i nuotatori spendono la maggior parte del loro tempo. Questa comprensione (e seguente assimilazione del principio) di là dall’essere istintiva tende a sfuggire a tutti i nuotatori sotto a un certo livello. Ma è una cosa correggibile. Con questo obiettivo ho allenato un gruppo di nuotatori, spendendo tempo nell’affinare le capacità di galleggiamento – sia statiche che dinamiche – che gli permettessero di rimanere in una posizione di scivolamento orizzontale a bassissimo attrito durante la nuotata
.Abbiamo diviso i gruppi di allenamento in 3 o 4 persone. In ogni gruppo i nuotatori a turno galleggiavano mentre gli altri discutevano la postura, la linea del corpo e l’equilibrio e esprimevano opinioni sui modi in cui si potesse migliorare la postura.
Il nuotatore doveva galleggiare nel senso della lunghezza della corsia con tutto il corpo orizzontale dalla testa ai piedi. Naso e ombelico puntati verso il basso. braccia estese verso l’altro estremo della piscina ma con un leggero angolo tendente verso il basso (il dorso delle mani leggermente più giù del il petto). Nuotatori con una grande flessibilità nelle articolazioni della spalla possono tenere una mano sopra l’altra: chiameremo questa posizione galleggiamento ad A.
Nuotatori con una limitata flessibilità della spalla dovrebbero utilizzare una posizione con le mani separate ad altezza spalle che io chiamo: galleggiamento ad I.
L’obiettivo è avere fuori dall’acqua il retro della testa, le scapole, parte dei glutei (in inglese le chiamano butt-cheeks, le “guance del culo” ..rende l’idea 🙂 ) e talloni. Qualche nuotatore sarà anche in grado di avere fuori dall’acqua la maggior parte, o la totalità, della schiena e del retro delle gambe. Quelli con un indice di massa corporea minore si posizioneranno più “a fondo” in acqua, lasciando esposte all’aria meno parti del corpo, ma anche per loro deve rimanere invariata la ricerca della posizione orizzontale testa-piedi!
[Continua…]
Il coach Emmett Hines è, tra le altre cose, autore del libro (il cui titolo davvero non rende giustizia al contenuto del libro, di altissima qualità tecnica, anche se semplice e diviso in vari livelli di abilità) In Forma con il nuoto.
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