Quest’oggi riportiamo un articolo apparso sul sito dell’ A.S. Molinella Nuoto a firma Andrea Scalambra che reputiamo molto ben fatto e di estremo interesse per tutti i nuotatori e gli allenatori. Un grazie di cuore ad Andrea che ci ha permesso di pubblicare questo suo articolo:

I modelli del Tempo Trainer, Standard (in alto, ormai fuori produzione) e il più evoluto PRO (in basso)

“Sono ormai 2 anni che cercavo questi strumenti, utili per lavorare sulla la frequenza di bracciata del nuotatore, e quest’anno sono arrivati i Tempo Trainer. All’inizio li ho usati un po’ all’oscuro del loro potenziale, ma poi ho iniziato sempre più a rendermi conto del grosso potenziale che questi “aggeggi” hanno, rivalutando molto il parametro FREQUENZA DI BRACCIATA.

Quasi tutti gli allenatori conoscono perfettamente i “tempi” dei propri atleti, sia di gara che di allenamento, altri conoscono anche il “numero di bracciate” (soprattutto per delfinisti e ranisti) che  i propri atleti fanno alle varie velocità, ma la frequenza spesso è un parametro oscuro, che se conosciuto ci può aiutare tantissimo nei seguenti momenti:

1)In allenamento per lo sviluppo tecnico-coordinativo
2)In allenamento durante lavori metabolici
3)Nella preparazione specifica alla gara (Passi gara)
4)Nell’ analisi della gara

1)SVILUPPO TECNICO COORDINATIVO

Pensando al motore delle braccia, 2 sono i parametri che portano il nuotatore a muoversi più o meno velocemente nell’acqua, la frequenza e la spinta.

Il nuotatore deve essere in grado di variare questi 2 parametri a piacimento riuscendo a creare varie velocità grazie al 1° parametro o al 2° parametro o alla combinazione fra i due.

Per lo sviluppo coordinativo di questo occorre standardizzare uno dei 2 parametri e variare quell’altro. La spinta può essere standardizzata mantenendo sempre lo stesso n° di bracciate, mentre la frequenza solo in modo preciso grazie al “bip” del tempo trainer.

Quindi il primo utilizzo di questo strumento sarà proprio questo e ci porterà a comprendere molto bene le varie frequenze in rapporto alle varie spinte, stimolando il nuotatore ad “esplorare” frequenze sconosciute.

ESEMPI DI LAVORO:
4×50  frequenza costante  1.25 (è il tempo di ogni ciclo) velocità 1-4
Oppure
4×50 10 cicli per vasca con frequenza a calare (1.35-1.30-1.25-1.20)
Oppure
4×50  frequenza e spinta ad aumentare 1-4

Ecc…si possono inventare veramente le serie più disparate.

2)DURANTE I LAVORI METABOLICI

Molto utile per noi allenatori è conoscere le frequenze alle varie velocità di A2-B1-B2-ecc…, infatti questo ci può tornare utile per aiutare i nostri atleti in questi lavori e per stimolarli maggiormente.

Per spiegare questo faccio alcuni esempi:

– Durante un lavoro di B1 ad esempio di 3000 metri suddiviso in 3 serie da 1000 metri, mi piace usare il tempo trainer per standardizzare la frequenza ad esempio nella seconda serie, che spesso è quella che viene peggio. Qui sono stimolati dal dover seguire il “bip” che li conduce, e per magia (esagero…) i tempi saranno sempre perfetti quasi al decimo. A volte potrebbero anche andare molto più forte, soprattutto i velocisti che in questo tipo di lavoro hanno un calo della frequenza nella 2° parte di ogni ripetizione (ad esempio 10×100, nel 2° 50 di ogni 100).
– Durante questi lavori si può giocare sulla frequenza anche per stimolare di più un motore rispetto a un altro

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. Infatti supponiamo di voler far lavorare il nostro atleta di più di gambe rispetto alle braccia, bè gli alziamo la frequenza costante che deve tenere, ed ecco che dovrà sopperire al calo di questo con un aumento della propulsione con le gambe per ottenere lo stesso tempo richiesto. Anche il contrario, epr nuotatori forti di gambe può essere svolto ma penso sia meno comune.
– Altra cosa importante è stimolare maggiormente una parte della nuotata rispetto ad un’altra.
Se ci troviamo di fronte a un delfinista che ha debole la 1° o la 2° gambata, chiedendogli di fare il “gesto debole” sul “bip” del tempo trainer subito aumenterà l’attenzione su questo e il risultato sarà assicurato.
Oppure per un ranista (“di braccia”), chiedergli di mettere il bip sulla gambata o viceversa se abbiamo un ranista (“di gambe o di scivolamento”).

3)NELLA PREPARAZIONE SPECIFICA DELLA GARA

In questo caso quando svolgiamo i lavori di D, è fondamentale standardizzare la frequenza a quella secondo noi ottimale, per ottenere il miglior risultato.
In questo modo alternando frazionati con tempo trainer e senza tempo trainer, l’atleta non farà altro che iniziare a padroneggiare questo parametro molto bene.
Per conoscere bene, cosa si vuole però da lui in termini di frequenza bisogna diventare “esperti” del prossimo punto riguardante L’ANALISI DELLA GARA.

4)L’ANALISI DELLA GARA
Per fare questo occorre filmare la gara, e misurare le varie frequenze di una gara ai vari passaggi (ogni 25 in vasca sia corta che lunga)
Qui ci accorgeremo come spesso sono molto diverse da quello che vorremmo, soprattutto perché spesso queste sono tutt’altro che costanti all’interno dello stesso 25 ad esempio.
Mi è capitato di vedere gare apparentemente simili dal punto di vista tecnico e dell’intensità di gambe e di spinta di braccia, dove in un caso c’erano frequenze “zoppicanti” e nell’altro frequenze (standardizzate) costanti, vedere risultati molto diversi fra loro.
Solo mettendo a confronto diverse gare sulla stessa distanza dello stesso atleta, si può arrivare a definire una frequenza costante obiettivo dell’ allenamento e della gara successiva.”

Andrea Scalambra

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