Come partire bene dal blocco Omega – del Dr. John Mullen – Parte II

continuiamo la discussione iniziata nel post precedente (Come partire bene dal blocco Omega –  del Dr. John Mullen – Parte I)

Sistemarsi
Questa è la fase più importante. È essenziale avere braccia e gambe a larghezza spalle. Aggrappati al bordo con le dita e tieni ginocchia e piedi puntati in avanti. I fianchi dovrebbero essere più alti delle spalle. Se sono sullo stesso piano allora il nuotatore avrà, come conseguenza, il ginocchio davanti troppo piegato, il risultato sarà una partenza in stile “Volo” (vedi post precedente). Assicurati di essere stabile come una roccia sul blocco. Ti verrà automatico con la pratica, cerca di non dimenticarlo.

La presa
Aggrapparsi bene al blocco. la tibia è all’incirca a 45 gradi dall’asse orizzontale e col peso all’indietro. Il nuotatore nell’immagine dovrebbe avere il mento bene aderente al petto. Il blocco di partenza Omega permette all’atleta di tenere il piede più in alto, migliorando così la traiettoria!

 

 

La spinta

La spinta porta la tibia posizionata dietro in posizione comletamente orizzontale. Ciò ottimizza la produzione di forza e la propulsione in avanti. In questa fase la testa si solleverà e aumenterà lo slancio. La tibia forntale è ancora in posizione piuttosto verticale.

 

 

Tibie Parallele

Nella fase successiva le tibie si posizionano in parallelo. Il petto si alza leggermente seguendo la testa che guarda avanti. La conseguenza di questa posizione è di massima propulsione da parte della gambe frontale. Ancora una volta la tibia è a 45 gradi, quindi muove il corpo in sù e all’infuori.

 

Testa giù

Il nuotatore abbassa rapidamente la testa. Questo movimento farà scattare le anche in alto e causerà un leggero “picco”. È importante perché il picco permette a mani, spalle, anche e caviglie di entrare nello stesso punto. In questo momento l’atleta deve mantenere una streamline stretta, ben affusolata. Io di solito consiglio la posizione “bicipiti attaccati alle orecchie“, molti invece usano la posizione di “braccia dietro la testa” ma tutto dipende dalla forza del nuotatore. Cioè se esso ha molta mobilità alla parte superiore della colonna (specialmente quand’essa sia in posizione estesa) le braccia dietro alle orecchie aumenteranno l’estensione toracica, aumentando, teoricamente, l’ampiezza del movimento della battuta di gambe a Delfino.

Entrata delle mani

Appena le mani entrano in acqua la testa e le braccia devono essere molto stabili (secondo me il nuotatore nell’immagine potrebbe beneficiare della posizione “bicipiti sulle orecchie” per diminuire l’attrito causato dalla posizione della testa.

 

 

Entrata delle spalle

Dopo la testa entrano le spalle, nello stesso “buco” in cui sono entrate le mani, se si vuole diminuire l’attrito.

 

 

 

 

Entrata delle anche

È il turno delle anche. Spesso i nuotatori non mantengono rigida la muscolatura di supporto in questa fase, la conseguenza, nel caso, sarà che le gambe schiaffeggeranno l’acqua. Siate sicuri di avere un Core (muscolatura di supporto) ben allenato per evitare ciaffate di gambe!

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Entrata dei piedi

Gli ultimi a entrare in acqua sono i piedi. A questo punto dovrebbero essere ben puntati per eliminare il più possibile gli spruzzi. L’atleta dell’immagine avrebbe potuto distendere e mettere a punta un po’ meglio gli alluci per minimizzare l’attrito in entrata.

 

 

Schizzi verticali

Tutti gli atleti, di qualsiasi stazza siano, produrranno schizzi quando entrano in acqua. Spesso la direzione di questi schizzi sarà all’indietro. Sfortunatamente l’acqua che si muove all’indietro è indizio di corpo che la schiaffeggia o la spinge indietro, aumentando l’attrito. L’entrata perfetta produrrebbe spruzzi solo in verticale.

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Conclusioni

Spero che questo breve articoletto possa aiutare a comprendere di più di una fase importante delle gare in relazione anche ai nuovi blocchi di partenza. Gli Omega possono essere un ottimo aiuto se si utilizzano consapevolmente e nel modo corretto. Fortunatamente la biomeccanica è quasi la stessa di quella che si utilizzava nei vecchi blocchi. Ricordate che questa partenza dal blocco “ideale” di cui abbiamo parlato è poi da adattare alle specifiche caratteristiche del singolo atleta, e le variazioni fatte in questo senso sono necessarie per ottimizzare le partenze e prevenire i “disastri da blocco Omega”!

Bibliografia

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  • Seifert, L., J. Vantorre, et al. (2007). “Biomechanical analysis of the breaststroke start.” Int J Sports Med 28(11): 970-976.
  • Seifert, L., J. Vantorre, et al. (2010). “Different profiles of the aerial start phase in front crawl.” J Strength Cond Res 24(2): 507-516.
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  • Takeda, T., H. Ichikawa, et al. (2009). “Do differences in initial speed persist to the stroke phase in front-crawl swimming?” J Sports Sci 27(13): 1449-1454.
  • Vantorre, J., L. Seifert, et al. (2010). “Comparison of grab start between elite and trained swimmers.” Int J Sports Med 31(12): 887-893.
  • Vantorre, J., L. Seifert, et al. (2010). “Kinematical profiling of the front crawl start.” Int J Sports Med 31(1): 16-21.

del Dr. G. John Mullen,
DPT, CSCS, fondatore del Center of Optimal Restoration
e allenatore/preparatore atletico al Santa Clara Swim Club.

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