Parliamo di uno stile che è la passione di molti: la RANA. A tal proposito, come è possibile che Rebecca Soni sia così veloce?
Innanzitutto devo dirvi che la prima volta che ho visto la Soni nuotare non rimasi per nulla impressionato. Erano le Olimpiadi di Pechino 2008 e stava nuotando i 100 m rana. Certo il tempo fu ottimo ma il ritmo sembrava piuttosto incostante. Poi sembrava aver recuperato, e di nuovo negli ultimi 20 metri sembrò perdere qualcosa. Certo bisogna tenere conto del probabile nervosismo visto che era la sua prima Olimpiade. Successivamente si qualificò nei 200 e da lì in poi …risultati maledettamente buoni!!
La carriera di Rebecca è la prova della sua determinazione e delle migliorate tecniche di allenamento per ranisti, molte delle quali sono dovute proprio al suo allenatore, David Salo. Prima di Soni, negli Stati Uniti, la tipica ranista d’elite arrivava a tempi da mondiali entro l’inizio delle scuole superiori. Nel 1996, la quattordicenne Amanda Beard era la prima ranista degli Stati Uniti, seguita nel 2000 dalla sedicenne Megan Jendrick (Megan Quann all’epoca). Soni era un’atleta a livello nazionale a 14 anni ma certamente non una frantumatrice di record mondiali, né lo diventò a 16.
E allora come fa a far meglio di Beard, Quann, Leisel Jones (Olimpica a 15 anni), Jessica Hardy (Record del mondo a 18) e via elencando? Perché Soni utilizza una bracciata che è libera da molte delle inefficienze che affliggono le altre raniste di livello mondiale. Cominciamo dalla Jones:
Guardate a 3:31. Jones decelera visibilmente alla fine della trazione. La sua gambata potente significa comunque grande distanza/bracciata ma ad ogni trazione sembra perdere un poco di quella velocità che ha costruito con la spinta di gambe. E, a 3:36, alla fine della bracciata, non arriva nemmeno a un buonissimo allungamento delle braccia. Come molti ranisti, la Jones fa molto affidamento sul vigore muscolare. Diamo un’occhiata a Beard:
C’è una buona visuale della sua bracciata a 3:14. Beard tende a un movimento di trazione molto ampio e la conseguenza è che si alza molto sull’acqua. Questo fa molta impressione a vedersi, ma il sollevamento del corpo verso l’alto contribuisce molto poco a muovere il nuotatore in avanti nell’acqua. Guardiamo infine Soni:
Secondo titolo di campionessa nazionale per Rebecca Soni
Soni non è senza difetti, proprio come qualsiasi nuotatore. Quello che Rebecca fa meglio, però, e che è una parte della sua nuotata che ha continuato a migliorare anche negli ultimi anni, è il RITMO. Non ho trovato filmati della scorsa estate, ma questo che ho incluso a titolo di esempio ci si avvicina molto. Guardate a 1:08.
Notate, anche mano a mano che si stanca, come le sue gambe sono pronte a spingere quando la trazione si muove verso la fase di recupero. In confronto a Beard e Jones, può sembrare che Rebecca abbia una misera distanza x bracciata. Non c’è dubbio, Soni non tira di braccia come Beard, né spinge di gambe come Jones. Ma nella rana è vero che la maggiore potenza in un colpo di gambe o in una bracciata può facilmente trasformarsi in un aumentato attrito. Rebecca Soni ha una gambata e una bracciata “semplici” che però finalizza nell’unica posizione su cui un ranista possa contare: quella di massima idrodinamicità dello scivolamento (streamline) che segue la fine del recupero delle braccia e gambata. Lei concretizza l’economia del movimento, molto poca della sua energia va verso l’alto o verso il basso, la maggior parte va in avanti.
Rebecca Soni è la prova vivente che uno stile bello ed efficace a rana non si costruisce in una notte, né lo si scopre per caso in una quattordicenne. E non può non farmi piacere vedere come ella continui a dominare sulle avversarie grazie a questo approccio umile e modesto ed a un costante lavoro su tecnica e tempi.
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