Nel 1904 le Olimpiadi si spostano negli Stati Uniti. Su di esse grava l’ipoteca delle esposizioni.
L’olimpismo è ancora troppo debole, per ammissione del suo stesso creatore, troppo scarsa la sua risonanza per pretendere una sua autonomia.
Atene aveva un po’ illuso.
Tutta la resistenza di De Coubertin non può impedire il nuovo connubio. La maggior parte delle gare furono disputate sul terreno dell’Università di Washington e le gare di nuoto nel lago artificiale dell’esposizione, di forma irregolare, senza una vera pedana di partenza.
La supremazia statunitense fu vittoriosamente contrastata da ungheresi e tedeschi, che vinsero 6 delle 8 gare individuali, conquistando inoltre 3 medaglie d’argento e 4 di bronzo.
Particolarmente interessanti le gare di velocità, in cui il vecchio stile di nuoto europeo si scontra con il nuovo verbo venuto dall’Australia, lo stile CRAWL, che pare provenire dalla civiltà natatoria degli spazi lontani e perduti di ignote tribù del pacifico.
Il confronto, ma solo per poco, non risolve il contrasto: contro John Scott Leary dell’Olympic Club di San Francisco e Charles M. Daniels del New York Athletic club, che si muovono nell’acqua senza rotazioni, quasi senza oscillazioni, come in una lunga continua scivolata, si oppone l’ungherese Zoltàn Halmay, la cui bracciata tradizionale ha già dato buona prova a Parigi, conquistando due medaglie d’argento e una di bronzo.
Si badi alla successione delle medaglie: 50 yards Halmay, Leary, Daniels; 100 yards Halmay, Daniels, Leary.
Il “vecchio” Halmay l’ha spuntata, ma toccherà agli altri due negli anni successivi far trionfare il nuovo stile con una pioggia di primati.
Il più giovane del trio, il bel ventenne nuovayorkese dalla prospera e lunga vita (morirà nel 1973 sulla soglia dei 90 anni) si rifà subito imponendosi nelle 220 e nelle 440 yards.
IL MEDAGLIERE
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