Dopo la caduta di Roma l’acqua a poco a poco perse il suo fascino lungi dall’essere ritenuta “chiara, limpida preziosa, desiderabile”, i suoi effetti cominciarono a venir considerati dannosi per la salute e la sua influenza diabolica piuttosto che divina, terreno di coltura di ratti, fonte di pestilenze e malattie.
C’è chi sostiene che in quest’epoca si sviluppasse il nuoto a rana, perchè manteneva il corpo orizzontale sulla superficie e gli ampi movimenti delle mani impedivano alle cose disgustose di entrare in bocca.
Con l’avvento del cristianesimo l’occidente cominciò a perdere il suo interesse per il nuoto. Una civiltà marittima si trasformò (con le dovute eccezioni) in una civiltà dedita alla terra e l’Islam prese il possesso del mediterraneo. Dei quattrocento bagni turchi costruiti dai mori tra le fontane di Granada solo uno sopravvisse ai primi 100 anni di cristianesimo!!!
La Chiesa popolò il mare di mostri immaginari e fantastici. Se Per Plino la sirena non era che una prova della seducente varietà della natura per la Chiesa prese a simboleggiare la lusinga dei piaceri carnali che i devoti dovevano temere e fuggire.
Lo status del nuotatore declinò gradualmente: non era più un eroe capace di imprese al di là delle possibilità umane, come il nordico Beowulf; ora necessitava dell’intervento di Dio per sopravvivere. molti racconti di miracoli raffiguravano uomini alla mercè di mari o fiumi, del tutto impossibilitati a salvarsi finchè non invocavano l’aiuto di Cristo.
Nelle leggende religiose il destino dell’empio veniva paragonato a quello del nuotatore, abbandonato alla deriva nella vastità del mare senza potere in alcun modo raggiungere la salvezza e infine sopraffatto dalla disperazione.
Il nuoto, come del resto il piacere sessuale, finì per essere associato in qualche modo col diavolo (ancora una volta troviamo un profondo legame tra nuoto e una forte componente sensuale) e venne quasi del tutto soppresso durante il dominio cristiano sull’Europa.

Trattato medioevale sul nuoto
La sua popolarità tornò in auge soltanto all’inizio dell’800.
Si ha infatti notizia di un solo trattatello sul nuoto: “Colymbetes, sive de arte natandi, dialogus et festivus et iucundus lectu”, un libretto in cui viene illustrata la tecnica e l’arte del nuoto in maniera di dialogo tra maestro e scolaro e in cui pare si facesse menzione di ausili quali cinture galleggianti.
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