Viene definito stile natatorio con “asse di rotazione corto” quello in cui si ha una rotazione del corpo lungo l’asse più breve, quello che, per intenderci, passa da un anca all’altra ed è opposto all’asse lungo, ossia quello che percorre tutta la lunghezza del corpo.
La Rana è uno stile con “asse di rotazione corto” perché il nuotatore deve estendere la colonna lombare bassa (inarcare la schiena) e sollevare le spalle il più possibile per aumentare la forza del colpo di gambe. Stile Libero e Dorso sono entrambi con “asse di rotazione lungo” perché la rotazione avviene lungo l’asse di movimento. E il Delfino? Da che parte sta?
Il Delfino non è chiaramente uno stile ad asse di rotazione lungo, ma non sembrerebbe nemmeno corto. Al contrario di quel che accade nella Rana -dove l’energia cinetica della parte superiore del corpo e il movimento della testa in avanti si accoppiano con la battuta di gambe aumentando la potenza totale- la trazione e la prima parte della battuta di gambe (verso il basso) si verificano mentre la parte superiore del corpo e la testa si sollevano per respirare, quindi non si verifica alcun accoppiamento energetico di spinta. E nonostante il movimento verso il basso della parte superiore del corpo si possa accoppiare con il secondo colpo di gambe verso il basso, il vantaggio di questa simultaneità è negato dalla posizione del corpo svantaggiosa causata dall’elevazione delle spalle.
Nella Rana l’elevazione delle spalle si verifica subito dopo la spinta subacquea delle braccia e prima del colpo di gambe successivo. In altre parole è una decelerazione, la velocità del corpo sta diminuendo e quasi si ferma, nel momento in cui raccolgo le gambe sotto al corpo prima della battuta di gambe successiva. Dato che l’attrito frontale è legato esponenzialmente alla velocità, il posizionare il corpo in questa modo, per nulla idrodinamico (a causa dell’attrito frontale), durante una decelerazione ha meno effetti negativi che se il corpo stesse viaggiando a velocità più elevata.
Nel Delfino l’elevazione delle spalle per la respirazione si verifica durante il momento del ciclo di bracciata in cui si ha maggiore velocità di movimento, quando entrambe le braccia hanno completato la trazione e in simultanea con il primo colpo di gambe propulsivo. In questo momento critico una forma non idrodinamica influisce molto più sull’attrito frontale.
Per eseguire la respirazione (in concomitanza col fatto che il precedente colpo di gambe verso l’alto richiede una qualche estensione della colonna lombare) ci sarà sempre un po’ di elevazione delle spalle e di curvatura del corpo. Comunque il sollevamento delle spalle può essere minimizzato permettendo al collo di estendersi in avanti il più possibile. Invero quando guardiamo la fase della respirazione nel Delfino di Michael Phelps ci accorgiamo che quello che succede è esattamente questo. È come se fosse una giraffa che per respirare estendesse il suo lungo collo in avanti, benché rimanga molto basso sulla superficie dell’acqua. Così facendo egli minimizza l’elevazione delle spalle. Con il potente colpo di gambe solleva l’intero corpo in modo da rimanere orizzontale e scivolare sull’acqua. La cosa più vicina all’hydroplaning che si possa veder fare ad un essere umano.
Nel Delfino usa i muscoli del tuo collo per respirare in avanti, non verso l’alto, sviluppa, altresì, una potente battuta di gambe e scivola sull’acqua così da massimizzare la distanza percorsa con ogni bracciata.
Ecco un video che illustra un po’ di queste cose!
Vostro , in vasca
Gary Hall Sr.
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