Lo sport, qualunque esso sia, è una pratica che apporta benefici al corpo umano… Fa bene al cuore, ai polmoni, alla muscolatura, permette di mantenere un peso corporeo adeguato, permette di migliorare e contenere lo stress, e dona sopratutto felicità.
Come qualunque attività, se svolta in maniera assidua, con carichi crescenti, per raggiungere un target ben preciso, può comportare patologie da sovraccarico,per alcune strutture anatomiche “stressate”.
Molto frequente è in questo sport, una patologia, chiamata “Spalla del Nuotatore”. Tale patologia, colpisce sempre più individui, non solo a livello professionistico, ma anche fasce di età giovanili. Le cause di tale sindrome, vanno ricercate negli aumenti dei carichi di lavoro, dell’evoluzione della tecnica, modificazioni delle tipologie di allenamento, e non ultima, l’aumento delle competizioni, con tempi tra ogni singola gara molto stretti, che spesso non permettono una corretta organizzazione e tempistica di preparazione.
Cosa è la Spalla del Nuotatore?
Per definizione è una affezione che colpisce i muscoli che compongono la cuffia dei rotatori. La spalla è una articolazione che per natura anatomica, risulta essere molto mobile, e permette movimenti di elevazione e abbassamento, oltre a movimenti di rotazione interna ed esterna. Tale quantità di movimenti, è assicurata dal buon funzionamento di una serie di muscoli, che contraendosi simultaneamente o parzialmente, riescono a far compiere all’omero dei movimenti complessi di intra ed extra rotazione.
I muscoli che compongono la rotazione sono 3: Sovraspinoso, sottospinoso e piccolo rotondo. Tali importanti muscoli sono provvisti di una serie di tendini, molto resistenti, ma che per natura hanno un decorso un pò tortuoso all’interno di strutture strette.
Sopratutto il muscolo sovraspinoso, passa all’interno di una piccola gola,e si inserisce su una piccola tuberosità anteriore chiamata Trochite.
Per determinare una lesione ad uno o tutti i tendini che compongono la cuffia dei rotatori, bastano forze applicate in maniera non adeguata, o sovraccarichi dovuti alla ripetizione costante di un gesto atletico.
Nello specifico, il nuotatore, durante la spinta in avanti (sopratutto nello stile libero), appoggia la mano nell’acqua per dare una spinta. Tale condizione determina una situazione anomala, in cui l’acqua crea una forza contraria a quella che lui stesso applica. Tale condizione determina una tensione alla testa dell’omero che tende ad anteriorizzarsi creando una serie di tensioni alla capsula articolare, e alle strutture tendinee anteriori come il capo lungo del bicipite. Inoltre il dolore che provoca questa condizione tende a far risalire la testa omerale, determinando una riduzione dello scorrimento del sovraspinoso, con conseguente usura, e infiammazione.
L’atleta, spesso tende a sottovalutare questa affezione, continuando a nuotare col dolore, che spesso a “Caldo” tende a diminuire, andando a creare una tendinite e un processo cronico, molto difficile da curare.
Cura e trattamento
Come sempre consigliamo di rivolgersi al più presto ad un Ortopedico specialista, che potrà diagnosticare con molta facilità questa condizione. Il medico potrà consigliare una lastra, una ecografia o anche una risonanza magnetica.
La terapia, di elezione deve essere la Fisioterapia. Deve essere creato un piano terapeutico completo e strutturato in due fasi.
La prima fase è volta alla riduzione del dolore: Va sospesa per alcuni giorni ogni attività, e iniziate delle terapie, come la Tecarterapia, laser ad alta potenza, ultrasuoni e anche Onde d’urto. Tale trattamento va proseguito fino alla scomparsa del dolore.
La seconda fase, è volta al recupero funzionale della spalla, mediante uno studio approfondito della muscolatura dell’atleta, e dopo aver studiato il trofismo dei muscoli e individuato quale di questi, é deficitario, per ripristinare un equilibrio, che probabilmente si è perso durante il periodo precedente.
David Di Segni
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