Aiuto galleggiante
Quando abbiamo iniziato questo esercizio abbiamo inserito una variabile efficacissima inserendo una mezza tavoletta (l’abbiamo chiamata tavola di galleggiamento perchè l’abbiamo utilizzata per galleggiare non per battere le gambe) sotto la metà delle cosce in modo da fornire un supporto artificiale (si, ancora il girello della nonna, come si diceva nel post precedente 🙂 ). Una volta che il nuotatore ha successo nel conquistare la posizione orizzontale di galleggiamento corretta allora sostituiamo la tavola di galleggiamento con una un pò più piccola.
Successo dopo successo, abbiamo ripetuto il ciclo con tavolette sempre più piccole finché il nuotatore non è così veloce, anche con l’aiuto del galleggiante, nel TROVARE e MANTENERE la posizione orizzontale corretta di galleggiamento. Qui è dove inizia l’insegnamento. Il nuotatore deve concentrarsi sul migliorare la postura.
Perché tutta questa insistenza sulla postura?
Immaginati un kayak – un imbarcazione caratterizzata da manovrabilità, velocità e che sia divertente da pilotare. Ora immagina di tagliarlo in tre parti e di legarle insieme con degli elastici, e che solo la parte centrale sia galleggiante mentre la punta e la coda tendano ad affondare.
Diciamo che non sarebbe proprio una barca sulla quale vorresti navigare. Ma se nuoti con un CORE rilassato – io la chiamo postura flaccida – è come se tu stessi remando su una canoa divisa in tre parti!
I nuotatori con una buona postura acquatica utilizzano la tensione dei muscoli del “core” per mantenere in trazione le tre masse corporee critiche – testa, petto e fianchi – creando una struttura di kayak tutto d’un pezzo. Come ho spiegato in alcuni miei libri, una buona postura richiede l’impiego di muscoli specifici – tensione degli addominali bassi che porta l’ombelico in direzione della colonna e appiattisce la bassa schiena (osserva le aree gialle nel disegno), tensione degli addominali alti e del petto che sembra tenere unite le costole e la tensione di schiena alta e collo che allinea il mento e il naso con la colonna allungando il collo. Pensatela come una posizione “sull’attenti” o ad uno “stare eretti per essere il più alti possibile”.
L’effetto voluto è portare il corpo in una linea diritta e robusta – la chiamiamo tight-line – la quale trasferisce a tutto il corpo la forza di galleggiamento fornita dall’aria nei polmoni (l’unica parte di te che è realmente galleggiante!) permettendo il galleggiamento orizzontale.
Il coach Emmett Hines è, tra le altre cose, autore del libro (il cui titolo davvero non rende giustizia al contenuto del libro, di altissima qualità tecnica, anche se semplice e diviso in vari livelli di abilità) In Forma con il nuoto.
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